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.Quando entrano in casa, i carabinieri sono agitatis-simi.Sono le quattro del mattino dopo un'intera notte di osservazione.Il boss però non reagisce, anzi li calma."Entrate.io sono calmo.non ci sono problemi."Venti volanti scortano l'auto in cui viene fatto salire, più quattro lepri, le motociclette che anticipano ilpercorso, controllando che tutto sia tranquillo.Il corteo fugge, il boss è sul blindato.I percorsi per Generated by ABC Amber LIT Converter, http://www.processtext.com/abclit.htmltrasportarlo in caserma potevano essere tre.Attraversare via Capodimonte per poi sfrecciare lungo viaPessina e piazza Dante, oppure bloccare ogni accesso al corso Secondigliano e imboccare la tangenzialeper dirigersi al Vomero.Nel caso di massimo pericolo avevano previsto di far atterrare un elicottero etrasportarlo per aria.Le lepri segnalano che lungo il percorso c'è un'auto sospetta.Tutti si aspettano unagguato.Ma è un falso allarme.Trasportano il boss alla caserma dei carabinieri in via Pastrengo, nelcuore di Napoli.L'elicottero si abbassa e la polvere e il terriccio dell'aiuola al centro della piazza inizianoad agitarsi in un mulinello a mezz'aria pieno di buste di plastica, fazzo-lettini di carta, fogli di giornale.Unmulinello di spazzatura.Non c'è alcun pericolo.Ma bisogna strillare l'arresto, mostrare che si è riusciti a prendere l'imprendibile,ad arrestare il boss.Quando arriva il carosello di blindati e volanti, e i carabinieri vedono che i giornalistisono già presenti all'entrata della caserma, si siedono sulla portiera dell'auto a cavalcioni.Finestrini comesellini, impugnano vistosamente la pistola, hanno sul viso il passamontagna e indossano la pettorina deicarabinieri.Dopo l'arresto di Giovanni Brusca non c'è carabiniere e poliziotto che non voglia farsiriprendere in quella posizione.Lo sfogo per le nottate d'appostamenti, la soddisfazione per la predacatturata, la furbizia da ufficio stampa per occupare le prime pagine con certezza.Quando Paolo DiLauro esce dalla caserma, non ha la spavalderia di suo figlio Cosimo, si piega in due, faccia per terra,lascia solo la pelata nuda a telecamere e fotografi.È forse soltanto un modo per tutelarsi.Farsifotografare da centinaia di obiettivi da ogni angolatura, farsi riprendere da decine di telecamere avrebbemostrato il suo volto a tutt'Italia, facendo magari denunciare a ignari vicini di casa di averlo visto, diessergli stati vicino.Meglio non agevolare le indagini, meglio non disvelare i propri percorsi clandestini.Ma qualcuno legge la sua testa bassa come semplice fastidio per flash e telecamere, il fastidio di essereridotto a bestia da mostra.Dopo alcuni giorni Paolo Di Lauro venne portato in tribunale, nell'aula 215.Presi posto tra il pubblico diparenti.L'unica parola che il boss pronunciò fu "presente".Tutto il resto lo articolò senza voce.Gesti,occhiolini, ammiccamenti, sorrisi, divengono la sintassi muta attraverso cui comunica dalla sua gabbia.Saluta, risponde, rassicura.Alle mie spalle prese posto un omone brizzolato.Paolo Di Lauro sembravafissarmi, in realtà aveva intravisto l'uomo dietro me.Si guardarono per qualche secondo, poi il boss glifece l'occhiolino.Sembrava che dopo aver saputo la notizia dell'arresto molti fossero venuti a salutare il boss che peranni, a causa della latitanza, non avevano potuto incontrare.Paolo Di Lauro era in jeans e polo scura.Aipiedi le Paciotti, le scarpe che indossano tutti i dirigenti dei clan da queste parti.I secondini gli liberaronoi polsi togliendogli i ceppi, le manette.Per lui un'unica gabbia.In aula entra tutto il gotha dei clan del norddi Napoli: Raffaele Abbinante, Enrico D'Avanzo, Giuseppe Cri-scuoio, Arcangelo Valentino, MariaPrestieri, Maurizio Pre-stieri, Salvatore Britti e Vincenzo Di Lauro.Uomini ed ex uomini del boss, oradivisi in due gabbie: fedeli e Spagnoli.Il più elegante è Prestieri, giacca blu e camicia oxford azzurra.E luiil primo che dal gabbione si avvicina al vetro di protezione che lo separa dal boss.Si salutano.Arrivaanche Enrico D'Avanzo, riescono persino a bisbigliare qualcosa tra le fessure del vetro antiproiettile.Molti dirigenti non lo vedevano da anni.Suo figlio Vincenzo non lo incontra più da quando nel 2002divenne latitante, rifugiandosi a Chivasso in Piemonte dove fu arrestato nel 2004. Generated by ABC Amber LIT Converter, http://www.processtext.com/abclit.htmlNon staccai lo sguardo dal boss.Ogni gesto, ogni smorfia mi sembrava sufficiente per riempire interepagine di interpretazioni, per fondare nuovi codici della grammatica dei gesti.Col figlio però avvenne undialogo silenzioso strano.Vincenzo indicò con l'indice l'anulare della sua mano sinistra come per chiedereal padre: "La fede?".Il boss si passò le mani ai lati della testa, poi mimò un volante come se stesseguidando.Non riuscivo a decifrare bene i gesti [ Pobierz caÅ‚ość w formacie PDF ]
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